mercoledì 10 maggio 2023

Su l'Age d'Or rivista una nota di lettura di Marco Palladini

 







Di seguito alcune riflessioni di Marco Palladini pubblicate su L’Age d’Or rivista ( numero di maggio – giugno 2023)

Conosco Anna Laura Longo (n. 1973), pianista, poetessa, artista visiva, performer, critica e saggista musicale, fin dal suo primo libro in versi: Plasma! Sottomultipli del tema “Ricordo” (2004), che ebbi occasione di presentare, mi sembra proprio nella testè defunta Libreria Odradek di Roma. Nel tempo con Anna Laura ci sono state diverse occasioni di interazione e di collaborazione, anche teatrale, in forza delle sue peculiari e singolari doti performative.

Mi è pervenuto di recente il suo quinto libro poetico che ha un titolo, Declinazioni del timbro (Campanotto Editore, 2023), fortemente, direi programmaticamente eloquente. Se il timbro, il timbro fonetico identifica quella specifica, particolare qualità sonora che fa di una voce quell’‘unicum’ non confondibile con mille altre voci, qui si vuole richiamare l’originale timbro della voce poetica di Longo attraverso le declinazioni della sua scrittura. Scrittura che fin dal principio mi è sembrata potentemente idiosincratica, strutturata mercè concettualità linguistiche mai ovvie e banali, secondo una trama stratigrafica di metaforizzazioni anche enigmatiche, svianti, spiazzanti, come seguendo un flusso psiconirico o rasentando immagini tra nonsensico ed assurdo. “Risalendo i fiumi / dei pensieri radi e modificabili / si produsse un caustico avvicendamento / di segnali e odori…” (p. 19); “Ammirevole l’onda. / Non può essere istituzionalizzata.” (p. 21); “Dalla sabbia emerge una verità / affatto conchiusa.” (p. 26); “Il volto assente era propenso a tessere / istanti confabulanti.” (p. 28); “Il colore stride tra le forze del margine…” (p. 31). Si potrebbe andare avanti a lungo a citare i versi straniti e straniati di Anna Laura che rompono la comunicazione quotidiana e obbligano il linguaggio a trovare nuovi territori di senso. In questo libro si arriva sino alla scrittura asemica (vedi la tavola a p. 45), o alla composizione fonetistica, forse sulle orme del poeta dadaista Hugo Ball: “Kuwadari / Semidilà / Badidari flai / Zulamàn / Tado taso Ga” (p. 43). Talora la scrittura si rende più trasparente o fa contatto con il mestiere di musicista di Longo: “C’è una dirompenza / nelle aree estese della musicalità. / L’inesatto aroma abissale / ingigantisce e freme / in una ritmicità della gioia. / Ora il passo informe / dà volume a un dissodamento”. Del resto, i dissodamenti della scrittura di Anna Laura più volte mi hanno fatto pensare alla musica atonale contemporanea, alle slogature di suono che si sottraggono alla tirannia della melodia per realizzare inedite architetture musicali capaci di delineare nuovi orizzonti di ascolto.
Il volumetto si chiude con una serie di dense prose poetiche come “Corollari intrepidi”, dove si può leggere questo explicit che mi sembra pressoché una compiuta autodefinizione della ricerca in versi di Longo: “L’apertura di uno scenario si condensa nell’oscurità e nella plasticità degli enigmi. La risposta è nel coraggio dell’incommensurabile? Nuova luce attrattiva. Verso una risonanza del reale eterno.” (p. 69)

https://lagedorivista.wordpress.com/2023/05/06/diario-dautore-14-note-random-su-j-cortazar-p-guzzi-m-sambati-a-l-longo-e-minarelli-b-simonelli-suicidi-politica-e-guerra-cancel-history-r-sakamoto-b-d/



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